L’esercizio come medicina (parte 3) – Il dosaggio dell’esercizio

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Il dosaggio dell’esercizio

Il dosaggio è importante nella medicina clinica e ogni farmaco sul mercato richiede dati sull’efficacia e sulla sicurezza (Lee, 2007). È risaputo che per avere benefici in salute c’è un ammontare minimo di attività fisica da compiere. I benefici che questo procura aumentano con l’aumentare dell’esercizio, ma oltre un certo livello gli effetti avversi superano i benefici (Lee, 2007). A differenza dei farmaci chimici, ad ogni modo, la dose minima di attività fisica, la risposta alla dose e la massima dose sicura non sono ancora state ben comprese (Lee, 2007).
È in corso un continuo dibattito su quanta attività fisica si dovrebbe fare, di che tipo e quanto spesso, a che intensità ed estensione. La questione è importante per emanare raccomandazioni per la salute pubblica (Blair et al., 2004).
Riassumere le informazioni rese disponibili da diversi studi è difficile perché i ricercatori hanno misurato l’intensità dell’esercizio in modi diversi e classificato l’attività fisica secondo schemi di dosaggio differenti che spesso è difficile mettere a confronto (Lee, 2007).
Nel corso degli anni vari gruppi di esperti, basandosi sulle migliori prove disponibili, hanno ipotizzato differenti raccomandazioni e linee guida sull’attività fisica:

Evoluzione storica nelle raccomandazioni e linee guida sull’attività fisica

Livelli intensi di attività fisica possono essere espressi relativamente al consumo di ossigeno (VO2) o alla frequenza cardiaca (Warburton et al., 2006b). Le attività ad intensità moderata sono quelle in cui la frequenza cardiaca e il respiro si alzano ma, allo stesso tempo, è ancora possibile parlare tranquillamente. Questo avviene intorno ai 4-6 MET, e la camminata veloce a 3.0 mph (80,4 m·min-1) è un’attività di questo tipo.
Le attività ad intensità vigorosa sono quelle in cui la frequenza cardiaca è più alta, il respiro è più pesante e la conversazione più difficile (circa 6-8 MET) (Warburton et al., 2006), come avviene ad esempio facendo jogging.
È stato dimostrato che anche solo esercitarsi al 50% dei livelli raccomandati (72 minuti di esercizio moderato a settimana) è sufficiente per portare a qualche miglioramento nella forma fisica. Ad ogni modo, a questo basso dosaggio di esercizio non migliorano i fattori di rischio cardiovascolare (pressione del sangue, profilo dei lipidi e peso) (Church et al., 2007). In effetti per molti individui, nel caso in cui il controllo del peso sia l’obiettivo primario, 60 minuti giornalieri di attività fisica risultano più appropriati (Lee, 2007). Quindi, le relazioni dose-risposta tra l’attività fisica e i differenti esiti a livello di salute sono diversi.
La valutazione dell’ammontare minimo di attività fisica (la dose più bassa) necessario a raggiungere gli effetti benefici è stata oggetto di intensa ricerca. Wen et al. (2011) hanno recentemente scoperto che 15 minuti al giorno o 90 minuti a settimana di esercizio a moderata intensità sono di beneficio in termini di aspettativa di vita, anche per i soggetti a rischio cardiovascolare.

Qui puoi leggere anche la prima parte dell’articolo.

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Diego De Carolis - Nutrizione & Performance