L’intensità dell’allenamento influenza l’ossidazione lipidica

L’intensità dell’esercizio in cui è massima l’ossidazione lipidica (MFO) è stata individuata tra il 45-75% VO2max (tra il 66 e l’85% della Fcmax circa). Fattori come lo stato di allenamento, il sesso e la nutrizione hanno tutti un impatto sull’ossidazione degli acidi grassi e sull’intensità dell’esercizio in cui è massima la MFO. L’intensità dell’esercizio ha l’effetto più profondo sulla MFO sulla base di una combinazione di eventi che includono i cambiamenti di trasporto di acidi grassi e la fluttuazione ormonale, che può contribuire ad aumentare il tasso lipolitico. I cambiamenti cellulari e ormonali che si verificano durante l’esercizio sono direttamente correlati all’intensità dell’esercizio.

L’ossidazione degli acidi grassi (FA) varia in base all’intensità dell’esercizio e pertanto è necessario esaminare l’ossidazione lipidica a intensità di esercizio specifiche. Al 25% di VO2max, l’ossidazione degli acidi grassi contribuisce per oltre il 90% al dispendio energetico e in particolare gli FA plasmatici forniscono il maggior contributo energetico, mentre il glicogeno muscolare e i trigliceridi intramuscolari (IMTG) contribuiscono molto poco. A intensità di esercizio superiori al 65% VO2max il contributo del glicogeno muscolare e dell’ossidazione degli IMTG fornisce fino al 50% del dispendio energetico.

Bergomaster et al. (2008) suggerisce che è necessario un volume minimo di allenamento di due settimane, indipendente dallo stato di allenamento, in modo che si verifichi un sufficiente adattamento cellulare. L’intensità dell’esercizio può influenzare ulteriormente la MFO influenzando le concentrazioni di catecolamine che hanno effetti regolatori sulla lipolisi, sulla glicogenolisi e sulla gluconeogenesi. Le aumentate concentrazioni di adrenalina che aumentano parallelamente nell’intensità dell’esercizio stimolano sia la glicogenolisi che la gluconeogenesi. Con l’aumentare dell’intensità dell’esercizio, aumentano anche le concentrazioni di catecolamine che facilitano un concomitante aumento di carboidrati e FA sierici nel sangue. Tuttavia, il corpo favorisce ancora l’ossidazione lipidica a intensità di esercizio inferiori al 65% VO2max. Quando l’intensità dell’esercizio supera la MFO, l’ossidazione degli acidi grassi inizia a declinare in favore di un maggior contributo energetico da parte dei carboidrati. Le limitazioni del FAox a intensità più elevate sono dovute alla grande quantità di acetil-CoA prodotta dalla glicolisi rapida. Il brusco aumento della produzione totale di acetil-CoA ad alta intensità è dovuto alla rapida glicolisi che inonda la cellula, sopprimendo il potenziale di trasporto mitocondriale degli FA con conseguente diminuzione della FAox. Comunque la massima ossidazione lipidica si verifica in tutte le popolazioni indipendentemente dallo stato di allenamento, dall’influenza nutrizionale, ecc. La MFO è decisamente dettata in gran parte dall’intensità dell’esercizio.

I fattori che influenzano l’ossidazione lipidica

I lipidi come fonte di combustibile per l’approvvigionamento di energia durante l’esercizio submassimale provengono da acidi grassi derivati da tessuto adiposo sottocutaneo (FA), trigliceridi intramuscolari (IMTG), colesterolo e grassi alimentari.

La regolazione e l’utilizzo di FA si verificano principalmente a intensità di esercizio tra il 47 e il 75% di VO2max (ossia tra il 66 e il 85% della frequenza cardiaca massima), è noto come massima ossidazione dei grassi (MFO – Maximal Fat Oxidation) e viene misurato in g / min.

A causa delle limitazioni nel trasporto di FA attraverso la membrana cellulare e le membrane mitocondriali, l’ossidazione degli acidi grassi (FAox) ad intensità di lavoro elevate è limitata. Il punto in cui FAox raggiunge il massimo e inizia a declinare è indicato come punto di crossover. Le intensità di esercizio che superano il punto di crossover (~ 65% VO2max, circa l’80% della FCmax) utilizzano carboidrati come principale fonte di combustibile per l’approvvigionamento energetico. È stato dimostrato che lo stato di allenamento, l’intensità dell’esercizio, la durata dell’allenamento, le differenze tra i sessi e la nutrizione influenzano l’espressione cellulare responsabile del tasso di FAox. Ognuno di questi fattori facilita o inibisce i cambiamenti fisiologici che influenzano FAox.

Con l’aumentare dell’intensità dell’esercizio, il contributo dell’ossidazione dei carboidrati aumenta in proporzione alla diminuzione dell’ossidazione lipidica. Tuttavia, l’ossidazione dei lipidi è la principale fonte di carburante (%) durante le intensità di esercizio submassimali (<65% VO2max). Le intensità di esercizio che superano la MFO ossidano carboidrati in proporzione maggiore.

In sintesi, FAox dipende da molti fattori che possono modificare l’espressione cellulare in un breve lasso di tempo. Disponibilità di macronutrienti, stato dell’allenamento, sesso, intensità di esercizio e durata influenzano l’adattamento cellulare, il trasporto sistematico di FA e la FAox. L’intensità dell’allenamento domina in modo acuto l’ossidazione del substrato, indipendentemente dallo stato dell’allenamento e/o dall’influenza nutrizionale. Inoltre, sono necessarie ulteriori indagini sul timing nutrizionale ideale e sul contenuto che influenzerà favorevolmente gli adattamenti fisiologici di FAox durante l’esercizio di resistenza. Tuttavia, le prescrizioni sugli esercizi e le raccomandazioni dietetiche devono tenere conto degli obiettivi di esercizio specifici (durata, intensità, sport specifici) per facilitare un piano di allenamento che susciti gli adattamenti di ossidazione del substrato ideali per migliorare le prestazioni sportive.

Per chi fosse curioso, qui una tabella che mostra la relazione tra VO2max e FCmax

Articolo tratto da BMC