Palm up test per valutare la funzionalità del capo lungo del bicipite

Ricollegandomi al precedente articolo nel quale ho brevemente illustrato alcuni test per valutare la funzionalità della cuffia dei rotatori, presento qui il PALM UP TEST, un semplice test per poter valutare possibili lesioni al capo lungo del muscolo bicipite brachiale. Il muscolo bicipite infatti ha una discreta rilevanza nel conferire stabilità all’articolazione scapolo-omerale in quanto attraverso il suo capo lungo contribuisce a coattare l’articolazione agendo quasi da quinto componente della cuffia dei rotatori.

 Il PALM UP TEST si esegue con il soggetto posizionato con le braccia anteposte ed extraruotate, le spalle flesse a 90° e i palmi delle mani che guardano verso l’alto, partendo da questa posizione il paziente deve spingere verso l’alto contro la resistenza offerta dall’esaminatore.

Attraverso questo test si indaga la funzionalità del muscolo bicipite, nello specifico si valutano lesioni al capo lungo, in quanto la posizione a braccia extraruotate favorisce l’ingaggio del capo lungo all’interno del solco bicipitale. La contrazione muscolare in seguito alla spinta verso l’alto fa si che il tendine scorra all’interno del solco bicipitale, il test si considera positivo in caso di debolezza o dolore durante la sua esecuzione.

 

Cuffia dei rotatori: alcuni test per indagarne la funzionalità

In palestra, purtroppo, sono frequenti lesioni alla spalla causate dalla cattiva esecuzione di alcuni esercizi o da altre cause esterne. Tali lesioni, spesso, sono indice di stati infiammatori a carico dei tendini della cuffia dei rotatori, un insieme di quattro muscoli (sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare) che grazie al loro lavoro sinergico e ai rispettivi tendini contribuiscono a garantire la stabilità dell’articolazione scapolo-omerale. In questo articolo vorrei presentare alcuni tra i più comuni test da poter eseguire per discriminare lo stato infiammatorio o eventuali lesioni a carico dei diversi muscoli coinvolti nella stabilità articolare.

TEST DI JOBE: questo test valuta una possibile infiammazione o lesione del tendine del  sovraspinatoIl soggetto deve mantenere il braccio abdotto a 90°, sul piano scapolare (30-45°) e in intrarotazione (pollici rivolti verso il basso). Da questa posizione, il soggetto effettua una spinta verso l’alto, contrastata manualmente dal valutatore. La positività al test è determinata dalla comparsa di dolore e/o da una diminuzione della resistenza alla spinta ricevuta.

Lo stesso test può essere eseguito anche in posizione di decubito supino, in quanto permette una valutazione più accurata del sovraspinato, poichè lo sgrava dal carico gravitario. In decubito supino, l’abduzione del braccio per la corretta esecuzione del test viene raggiunta con un minore impegno del deltoide, consentendo una migliore valutazione del sovraspinato e del suo tendine.

TEST DI ROTAZIONE ESTERNA CONTRO RESISTENZA IN ADDUZIONE: il paziente posto di fronte all’esaminatore con le spalle addotte (gomiti aderenti al busto) e gomiti flessi a 90° esegue una spinta in extrarotazione contro la resistenza offerta dall’esaminatore. Questo test valuta il muscolo sottospinato ed è positivo alla comparsa di dolore durante l’azione di extrarotazione.

TEST DI PATTE: anche questo test va ad esaminare il muscolo sottospinato ed eventuali suoi stati di sofferenza, in questo caso il paziente si posiziona con la spalla abdotta a 90° ed il gomito flesso sempre a 90°, egli deve eseguire una spinta in extrarotazione contro una resistenza offerta dall’esaminatore.

 

 

Il LIFT-OFF TEST o TEST DI GERBER: viene eseguito in caso di sospetta lesione del tendine del muscolo sottoscapolare. Il test consiste nel posizionarsi con il dorso della mano appoggiato sulla zona lombare, da questa posizione si esercita una spinta con la mano a contrastare la resistenza offerta dall’esaminatore sollevando attivamente il dorso della mano dalla colonna vertebrale.

La corretta esecuzione del test è notevolmente influenzata dalla mobilità scapolo-omerale del soggetto per poter raggiungere la posizione di partenza del test di Gerber. Nel caso non ci siano particolari limitazioni ed il soggetto riesce ad assumere correttamente la posizione allora si può procedere alla valutazione funzionale del muscolo sottoscapolare, che non dovrebbe dare segnali dolorifici durante l’esecuzione della manovra.

DROP SIGN: questo test in realtà non è un vero test, ma una manovra che potrebbe essere applicata a tutti i test precedentemente esposti.  Il Drop sign consiste nel far raggiungere passivamente una determinata posizione al paziente (es. come nel lift-off test o nel test di Jobe) grazie all’aiuto dell’esaminatore, una volta raggiunta la posizione, l’esaminatore abbandona il braccio del paziente, se quest’ultimo non riesce a mantenere la posizione raggiunta il test si considera positivo ed è indice di una probabile lesione o scarsa funzionalità del muscolo indagato dal test.

Knee to wall test: come testare la dorsiflessione della caviglia

Oggi parliamo del Knee to Wall Test.

Che tu stia camminando oppure allenandoti in palestra con affondi o squat, una corretta dorsiflessione della tua caviglia è sempre necessaria. Per poter testare in maniera abbastanza semplice, alla portata di chiunque, anche a casa, la “salute” delle caviglie vi propongo il Knee-toWall-Test (KTWT).

Questo test quali tessuti sollecita? Andiamo a vedere quali strutture risultano coinvolte nel test:

  1. Tibiale posteriore;
  2. Muscolo flessore lungo delle dita;
  3. Muscolo flessore lungo dell’alluce;
  4. Legamento tibio-talare posteriore o legamento tibio-astragalico posteriore;
  5. Legamento talo-fibulare posteriore o legamento peroneo-astragalico posteriore;
  6. Muscolo soleo.

Il Knee-to-Wall-Test è di una semplicità unica, l’occorrente è solamente un righello e un muro. Come effettuare il KTWT:

  • Togli le scarpe,
  • Posiziona un piede con l’alluce che tocca il muro,
  • Prova a toccare il muro con il ginocchio mantenendo il tallone a terra,
  • Gradualmente sposta il piede un po’ più indietro e riprova finchè riesci a toccare il muro con il ginocchio mantenendo sempre il tallone a terra,
  • Il ginocchio deve stare in linea con il secondo dito del piede, così come l’anca,
  • Misura la massima distanza dal muro raggiunta (per la misura della distanza il riferimento è la distanza tra alluce e muro),
  • Riprova con l’altro piede.

ATTENZIONE agli errori che non dovete commettere:

  • Il tallone si stacca da terra!
  • Il piede va in inversione o eversione!
  • Ginocchio varo o valgo quando si cerca di toccare il muro!

Per interpretare i risultati ricavati dal test potete semplicemente tenere a mente che:

  • una distanza dal muro inferiore a 6 cm è considerata indice di una serie restrizione nel movimento di dorsiflessione del piede,
  • se la distanza è tra i 6 e i 10 cm vi è probabilmente una rigidità alla caviglia,
  • un risultato compreso tra 10 e 12 cm è considerato indice di una mobilità nella media,
  • un risultato superiore a 13 cm evidenzia una marcata mobilità della tibio-tarsica o probabile lassità della stessa.

Da notare, però, che il risultato è ovviamente influenzato anche dalle proporzioni del soggetto, per cui un soggetto molto alto, probabilmente, potrebbe raggiungere facilmente la distanza considerata nel range di normalità pur avendo una caviglia poco mobile, per cui è bene sempre valutare anche i gradi di flessione, così da poter avere un quadro più preciso.